mercoledì 9 novembre 2011

Una via con un cuore


Il modello economico che governa il mondo è un prodotto della società occidentale, la nostra.
Per quanto abbia effettivamente contribuito a creare le condizioni per un benessere più diffuso (basato sulla competitività), è ormai indiscutibile che abbia sdoganato un comportamento in base al quale le persone non agiscono secondo le loro reali caratteristiche, ma piuttosto secondo il loro interesse.
La maggior parte delle decisioni che prendiamo o non prendiamo, sempre più spesso dipende dal fatto che ci convenga o meno. Ce l'ha insegnato il modello.
Il modello ci dice che la nostra felicità è strettamente legata al benessere economico e che saremo felici soltanto quando potremo avere 'questo' e 'quello'. Se siamo nel dubbio, il modello ci confeziona appositamente un 'questo' e un 'quello', ovvero dei bisogni, che prima non avevamo.
Ce li crea e poi ce li mette sul piatto, ricordandoci che saranno loro a renderci felici.
E' NEL NOSTRO INTERESSE, ci ricorda il modello. Come possiamo rifiutare ?

Questo meccanismo perverso ha spinto la finanza internazionale a creare degli strumenti che gestiscono in maniera oscura ed imprevedibile il gioco dei bisogni mondiali nel massimo rispetto delle regole : le Borse.
Da un punto di vista strettamente pratico, il cittadino medio è piuttosto avulso dalle logiche che stanno dietro a questo rutilante pilastro dell'economia.
Possiamo dire di aver recentemente compreso meglio il significato di alcune parole come 'rating', e 'spread', ma è difficile spiegare ai più che la prossima manovra economica si farà per compensare la speculazione, recuperando la credibilità sui mercati e i punti di spread sui bund tedeschi.
Che vvor dì ? (direbbero a Roma)  Oggi a pranzo se magna oppure no ?

Purtroppo, ci siamo assuefatti a tutto ciò.
In fondo, ci si abitua a tutto (e noi italiani siamo dei campioni in questo).
Siamo in balìa di alcune pagine di numeretti nella sezione 'finanza' dei giornali, e ci piace.
Cioè, lo troviamo normale.

Se ci fermassimo un attimo a riflettere su cosa stiamo facendo mentre speriamo che il titolo di un'azienda nella quale abbiamo investito non subisca il declassamento del rating, o quando facciamo debiti per compensare altri debiti, ci renderemmo conto che abbiamo un occhio chiuso e che il nostro sistema economico è senza una gamba.
E' senza un gamba perchè per decenni ci siamo bevuti l'ideale della 'crescita infinita' (ogni anno gli utili devono crescere) mentre anche un bambino avrebbe capito che l'unica cosa infinita era la nostra stupidaggine, e che non era possibile crescere sempre.

Siamo stati talmente bravi a rimanere con convinzione in questa ipnosi, che persino gli orientali hanno cominciato a credere che il modello fosse veramente serio... (d'altronde siamo o non siamo noi gli Esportatori della Democrazia ?)...

Allo stato attuale, la nostra via non ha un cuore.
Allo stato attuale, la nostra economia è ridotta così :

- il costo delle materie prime aumenta (perchè le abbiamo sfruttate indecentemente)
- nonostante ciò, i produttori non possono permettersi di aumentare troppo i prezzi, per questioni di concorrenza e per paura di non vendere più
- per poter rimanere competitivi senza aumentare i prezzi, i produttori devono ridurre i costi (e la qualità)
- per poter ridurre i costi, devono tagliare il personale e/o il salario dei lavoratori (e qui c'è il successo di Cina e India, dove la manodopera è sottopagata)
- i lavoratori senza lavoro non hanno più soldi per comprare (e qui il ciclo si ferma)

Quanti di voi credono sinceramente che questa tendenza si invertirà grazie alle prossime manovre economiche ?
Quanti di voi credono che la classe politica risolverà un problema che si diffonde ormai come un contagio ?

In quest'ultimo periodo ho notato una mesta rassegnazione tra la gente.
Non ci si lamenta neanche più. Guardiamo tutti avanti aspettando che succeda qualcosa, e sperando che non ci tocchi più di tanto
Quel poco/tanto che abbiamo non siamo disposti a perderlo e quindi ci muoviamo con circospezione.
Le rivoluzioni sono invece per i popoli che non hanno nulla da perdere (ed alcune insurrezioni nel mondo arabo lo hanno dimostrato).

Il nostro rimanere in stand-by però può essere creativo e proficuo se cominciamo a muoverci in un'altra direzione, quella dell'utilizzo consapevole delle materie prime e dell'approcio etico all'economia.
L'obiettivo non è l'arricchimento di pochi, ma il benessere di tutti.

Ripetendo una frase di Albert Einstein citata anche nel mio post precedente, “Non si può risolvere un problema usando la stessa mentalità che lo ha creato. Bisogna vedere le cose in un ottica nuova", mi viene da pensare che in questo momento l'ottica nuova preveda il cercare una via che abbia un cuore.

Per tutti.

2 commenti:

  1. Credo che tutti abbiamo un cuore, dipende da come lo vogliamo usare e da come ci impegniamo per usarlo. Amare non è semplice, non te lo insegnano a scuola, lo si impara vivendo e soprattutto scegliendo volontariamente di andare verso l'amore specie quello che è dentro ognuno di noi. Catastrofe, tragedia, apocalisse, sono solo sostantivi che nascondono un cambiamento che non è di per sè nè tragico nè catastrofico. Semplicemente sta avvenendo e trovo che molti continuino a restare ancora legati al vecchio sistema e le conseguenze sono quelle descritte molto bene nell'articolo. Che ci piaccia o meno dovremmo cambiare, probabilmente più presto di quello che ci immaginiamo. Il come farlo spetta a noi. Possiamo farne una tragedia, una catastrofe, oppure possiamo lasciare che tutto scorra e adeguarci come la storia insegna all'uomo.

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  2. Si, infatti non possiamo dedicarci al benessere di tutti se prima non abbiamo conosciuto il vero benessere per noi stessi. E non intendo ovviamente l'arricchimento economico o il potere sessuale, ma la capacitá di conoscere a fondo noi stessi ed esser consapevoli dei nostri schemi mentali. Quando arriviamo a vederci davvero x quello che siamo, allora possiamo davvero inseguire il nostro benessere. E quello di tutti.

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