mercoledì 17 marzo 2010

L'eredità

Negli ultimi mesi ho avuto modo di frequentare regolarmente il Centro Studi Piazza di Milano, nell'ambito del percorso di ricerca interiore che mi ha poi consentito di riprendere un po' in mano le redini della mia vita.
Alla base delle lezioni alle quali ho partecipato vi sono una serie di tecniche di connessione profonda e consapevolezza, unite al lavoro di comprensione delle dinamiche familiari e delle energie che governano le nostre relazioni come esseri umani.
Lavorando sul ramo maschile della famiglia paterna, in particolare, ho avuto modo di constatare personalmente una certa mancanza di connessione con alcuni membri ormai morti, in particolare mio nonno (il papà di mio papà).
Sapevo soltanto di avere “ereditato” da lui (?) una certa attitudine musicale, ma per il resto nebbia, complice il fatto che era morto quando mio padre era molto piccolo, ed i ricordi partivano già molto “spenti”.
Sentivo di volere avere qualche notizia in più su di lui, ma non per curiosità morbosa, quanto per rispetto, visto che ho un secondo nome (Fiorenzo) che deriva direttamente dal suo (Fiorentino).
Dopo la morte di mio padre, nel 2006, questo aspetto è diventanto in qualche modo più importante.
L'occasione di conoscere meglio la figura di mio nonno si è concretizzata qualche settimana fa andando a trovare mio zio (uno dei fratelli maggiori di mio padre). Sembra incredibile ma quasi istantaneamente mio zio si è messo a parlare di mio nonno, e questo mi ha fatto davvero piacere.
Non è molto ma... ecco quello che ho “trascritto” :


mio nonno Fiorentino, è nato negli ultimi anni del 1800 (la data precisa mio zio non la sapeva), in provincia di Foggia.

Di lui si sanno principalmente due cose : che era un ufficiale della cavalleria, e che sapeva suonare benissimo il mandolino (in seguito imparò anche il banjo).

In qualità di ufficiale ha partecipato a due guerre : la prima guerra mondiale e la guerra d'Africa.
Dopo essersi congedato dall'esercito cominciò a dedicarsi all'azienda agricola di cui era gestore in quel di Cerignola, e nella quale si produceva olio e vino, con tanto di spaccio frequentato poi abitualmente dai soldati americani durante la seconda guerra mondiale.
Alla fine del conflitto (1944 circa), la cavalleria dell'esercito italiano dovette restituire alcuni cavalli all'esercito americano. Mio nonno, che era già in congedo da un po', si offrì comunque volontario per riportare le bestie negli Stati Uniti, poichè approfittando dell'occasione sarebbe andato a trovare la sorella che abitava là.
Al suo arrivo negli Stati Uniti, e dopo aver restituito i cavalli, si mise in cerca della sorella. Non conosceva l'indirizzo esatto dell'abitazione, conosceva soltanto la località ed il cognome del cognato, un certo SHARAP (presumibilmente scritto così)
Peccato che al momento di chiedere informazioni, dovendo dire il nome della persona che stava cercando (SHARAP appunto), ottenesse nient'altro che silenzio, a causa dell'assonanza del fatidico cognome con la frase "SHUT UP" (in inglese "STAI ZITTO").

Questo divertente siparietto pare poi essersi concluso nel migliore dei modi con il ritrovamento della sorella, e del cognato dal cognome difficoltoso.

Ritornato in Italia, morì poco tempo dopo (nel 1946) non si sa bene se per un tumore, o per una malattia polmonare di origine virale.
In quel momento, mio padre aveva 10 anni e mio zio (quello che mi ha raccontato queste cose) 13.
La famiglia, composta anche da un altro fratello (il maggiore dei maschi) e da altre 3 sorelle, cercò di far fronte alla scomparsa di mio nonno, mandando avanti l'azienda agricola con i propri mezzi. Ma con la progressiva dipartita dell'esercito americano, che rientrava in patria, vennero a mancare i presupposti per un ritorno economico sufficiente a garantire il fabbisogno della famiglia, e l'azienda venne data in gestione ad altri.


Per quanto frammentarie ed incomplete, queste piccole notizie mi hanno permesso di sentire un po' di più il legame con lui. So che lui e tutti quelli che sono venuti prima e dopo (compreso mio padre) hanno una mano sulla mia spalla in questo momento, e mi stanno dicendo “vai, adesso tocca a te”.

Prometto che mi darò da fare. ;-)

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