sabato 30 maggio 2009

La musica nel 1970

Oggi compio 39 anni.
Sono nato nel 1970, l'anno spartiacque tra l'era dell'ottimismo e l'era della contestazione.
Ho respirato questi due aspetti quando ero nella pancia di mia madre, e me li porto dietro ancora adesso, un eterno su e giù, come le montagne russe.
In quell'anno, anche la musica subiva una profonda trasformazione, lasciandosi alle spalle la lunga onda della psichedelia, e costruendo le basi di una revisione folk che di lì a poco avrebbe portato alla nascita del progressive rock, la prima musica realmente "europea".
Nel 1970 sono usciti molti dischi, ed è inutile dire che io all'epoca non avevo molte possibilità di ascoltarli :-)
Ma ho rimediato in seguito.
E adesso, indipendentemente dal mio essere musicista, e indipendentemente dalla quantità di ascolti musicali che ho fatto nella mia vita (dedicandomi ad ogni genere musicale), posso dire che quell'annata è stata una sorta di reale imprinting per la mia anima.
Alcuni di quei dischi rappresentano davvero per me una sorta di carta d'identità emotiva.Ho quindi pensato di prendere in considerazione 5 di essi e raccontarveli, in realtà più per farmi un regalo di compleanno che per spirito culturale ;-)
Non c'è un ordine di importanza, sono tutti ugualmente importanti.
In alcuni casi ho trovato ed inserito anche il link alla playlist dell'album presa da YouTube, spero vi faccia piacere un ascolto comparato... :-D

Led Zeppelin III – LED ZEPPELIN

Un disco bollato inizialmente come "minore", nel quale gli Zeppelin spiegavano per la prima volta la loro passione per le sonorità etno-folk ("Friends" su tutte) e tradizionali ("Gallows Pole"), facendo storcere il naso ai fan della prima ora, abituati alle lunghe e potenti cavalcate dei primi album. Eppure, a distanza di quasi quarant'anni, Led Zeppelin III suona fresco, freschissimo. E' invecchiato meglio dei suoi due predecessori ed anche, per certi versi, del capitolo IV (un monumento ormai alle prese con l'inflazione tipica dell'ascolto ripetuto).L'incipit di "Immigrant Song" basta da solo a spiegare questo pezzo di storia della musica, che ha ogni volta la capacità di mettermi nel mood giusto.

Benefit – JETHRO TULL

http://www.youtube.com/watch?v=JZy79qgQLRM&feature=PlayList&p=61C63D92F73E1ABD&index=0&playnext=1

Anche loro alla prova del terzo disco, ed anche loro alle prese con la critica che definisce questo episodio un leggero "pasticcio", non altezza del precedente (e luminoso) "Stand Up".
A mio avviso "Benefit" è invece un tentativo di andare oltre quello che andava di moda all'epoca, perchè scava nel profondo dell'anima, disegnando con tratto lieve le inquietudini del cambiamento.
E' un album molto importante per me, in quanto collegato ad un amico che ho perso più di dieci anni fa, e grazie al quale i Jethro Tull sono entrati definitivamente nel mio cuore.

John Barleycorn Must Die – TRAFFIC

http://www.youtube.com/watch?v=2zWwCpAmIbk&feature=PlayList&p=80A5AAFD0527C734&index=0&playnext=1

Può essere considerato uno dei dischi fondamentali nel delicato passaggio verso il progressive rock, insieme a "In The Court Of The Crimson King" dei King Crimson (uscito nel 1969).
Le forti personalità di Stevie Winwood e Jim Capaldi si fondono qui in un bellissimo esempio di passione e musicalità, che lascerà parecchie tracce nell'immaginario dei nuovi musicisti dell'epoca. Ho comprato recentemente la versione rimasterizzata che contiene un bonus di tracce live, e che vi consiglio caldamente, anche solo per rendersi conto del feeling e della creatività di queste persone. Il gusto per la musica tradizionale viene fuori in tutta la sua grazia con la canzone che da il titolo all'album, arrangiata da Winwood quando ancora coltivava l'idea di utilizzare il materiale per pubblicare un disco solista.

Bryter Layter – NICK DRAKE

http://www.youtube.com/watch?v=cfHxgxgwN-Q&feature=PlayList&p=CB3DA7BED2C7CE83&playnext=1&playnext_from=PL&index=10

E' necessario spendere più di una parola per descrivere le inquietudini di uno dei più crepuscolari folksinger che la scena inglese abbia prodotto in quegli anni. Nick Drake è stato un autore drammaticamente gentile nel modo di esporre le sue sofferenze al pubblico, tanto da rendersi "ostile" ai più ed a relegarsi nel novero degli artisti di nicchia che si devono accontentare del plauso della critica. Dei 3 album registrati da questo poco più che ventenne Drake, "Bryter Layter" è quello di mezzo, quello dove gli arrangiamenti orchestrali spingono le canzoni in una dimensione soffice e nostalgica e dove i tra i collaboratori di turno viene annoverato nient'altro che Richard Thompson, valente chitarrista e compositore dei Fairport Convention.Prima che la depressione ed un fatale abuso di psicofarmaci se lo portino via definitivamente, Drake fa ancora in tempo a regalare al mondo il successivo "Pink Moon", ma per quanto mi riguarda è invece "Bryter Layter" ad incollarsi nella mia anima fin dal primo ascolto.
Se avete amato "Sea Changes" di Beck, potete adesso capire qual è stata la principale fonte di ispirazione...

Let It Be – THE BEATLES

Last but not the least, come si suol dire, "Let It Be" entra nel 1970 in maniera un po' sghemba, essendo uscito quando i Beatles si erano già sciolti, ed essendo stato partorito e registrato invece un anno e mezzo prima (è rimasto un po' nel cassetto, travolto dagli eventi di quegli ultimi caotici anni della vita del gruppo). Non c'è molto da dire, qui si parla di canzoni che hanno fatto la storia del rock e del pop, immortalate ad hoc da quel bellissimo concerto tenuto sul tetto della Apple Records a Londra un pomeriggio di gennaio del 1969.
Recentemente, Paul McCartney è riuscito nell'intento di ri-editare l'intero disco privandolo degli arrangiamenti voluti a suo tempo dal produttore Phil Spector, rivedendo contemporaneamente la tracklist per fare spazio ad un brano importante come "Don't Let Me Down" (relegato originariamente sul lato b di "Get back").
La bellezza e la vibrazione del disco è però rimasta invariata, a sottolineare che la musica dei fab four è capace di trascendere anche le opinioni e le vicende personali dei singoli membri del gruppo.
Lo studio della musica a scuola dovrebbe passare obbligatoriamente da un album come questo, che contribuisce alla comprensione della cultura e delle passioni di un intera epoca della nostra società.

3 commenti:

  1. Andrea (Gdl Buongiorno)31 maggio 2009 alle ore 11:55

    Guarda un po' ... la Hit parade del 30 maggio 1970 (in pratica i dischi per l'estate).

    It's five o' clock - Aphrodite's Child
    Let it be - Beatles
    La prima cosa bella - Nicola Di Bari
    Fiori bianchi per te - Jean-Francois Michael
    Occhi di ragazza - Gianni Morandi
    Venus - Shocking Blue
    Wight is Wight - Michel Delpech
    Instant karma - John Lennon & Plastic Ono Band
    Eternita' - Camaleonti
    Io mi fermo qui - Dik Dik

    Se qualcuno ci capisce qualcosa è bravo; in ogni caso io ricordo lo scalpore destato, nel 1972, da "storia di un minuto" della PFM. Non mi stupisce, se al top c'era Nicola di Bari!

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  2. Eh infatti la PFM ha dovuto cercare fortuna all'estero. Anche Gianni Morandi, dopo che lo hanno fatto suonare dopo i Led Zeppelin al cantagiro ! :-D

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  3. Nicola di Bari, detta papale papale, andava forte e purtroppo la musica sperimentale, chiunque la proponesse non pagava, non tutti erano disposti all'ascolto delle novità se poi suonavano strano alle orecchie dei ragazzi di quel periodo. Un discorso dietrologico lo si può fare comodamente oggi, ma in quel periodo, era impossibile avere una percezione di cosa potesse diventare una musica come quella proposta dalla PFM. Aggiungo che nel periodo d'oro, quando questi si chiamavano Quelli(scusate il bisticcio), ebbero tanti momenti di gloria come la maggior parte dei complessi di quel periodo. Il raffinato, per essere tale, doveva e deve poter colpire non solo l’orecchio ma ancor di più l’animo e quindi deve estasiare, altrimenti non può essere compreso. Spesso oggi si fanno erroneamente dietrologie inconsistenti, occorre ripercorrere quei momenti, vissuti nel ventennio 60/70, quando i ragazzi, maggiori fruitori di 45 giri, che macinavano nei loro mangiadischi, portati in spiaggia o nei festini di casa in casa tra amici, era improbabile "gettonare" PFM, ma chi li conosceva? Giusto il loro primo 45 giri "Impressioni di Settembre", che nonostante avesse sonorità primordiali-progressiv, manteneva ancora una armonia e una melodia(personalmente devo dire molto belle), accettabili, ma per il resto della discografia? Anche in Europa e negli USA hanno faticato a decollare con le prime incisioni, e allora? Non è colpa di Nicola di Bari se raggiunge il secondo posto della Hit Parade nel 1970! Tra l'altro bisogna riconoscergli di aver portato al successo canzoni come "Vagabondo", La prima cosa bella", Chitarra suona più piano", "Paese", "Una ragazzina come te", I giorni dell'arcobaleno" e tantissime altre, ricordate ancora oggi e quindi diventate evergreen. Concedetemi infine una domanda provocatoria:- Quali sono le canzoni della PFM che hanno lasciato onestamente in termini oggettivi un segno indelebile, quanto quelle di Nicola di Bari?

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