lunedì 2 marzo 2009

Elogio della maschera

Il Carnevale è finito, andiamo in pace.
Possiamo rimettere la nostra maschera nel baule (la mia quest'anno non è neanche una vera maschera, ma un travestimento à la Jack Sparrow confezionatomi "su misura" da mia moglie Cristina, grande fan di Johnny Depp) in attesa del prossimo anno.

O forse no.

Forse questa volta mi tengo il travestimento addosso e do vita al personaggio a modo mio... un pirata "sui generis" il cui unico e grande talento è quello di non avere particolari qualità morali...
Al di là del fatto che l'idea non è niente male davvero, mi piace pensare a quanto sarebbe liberatorio se finalmente noi tutti smettessimo di pensare al carnevale come una festa per i bambini ed iniziassimo a pensare alle sue potenzialità "terapeutiche".
Non è un mistero che spesso soffriamo intrappolati in una maschera quotidiana che non ci appartiene più di tanto, ed allora perchè non permettere finalmente a sè stessi di entrare in un personaggio e dargli vita realmente, come fanno gli attori ?

Oggi mi travesto da pagliaccio ? Benissimo, e allora SONO un pagliaccio.

Faccio ridere (magari già solo "a vista") ma sono un pagliaccio, posso permettermelo.

Faccio piangere (perchè dico cose tristi) ma sono un pagliaccio, posso permettermelo.

A volte sembro triste e vi viene voglia di compatirmi, poi d'improvviso reagisco con uno scherzo non gradito, dimostrando di essere poco attendibile, e pur tuttavia sono un pagliaccio. E POSSO PERMETTERMELO.

Questo non significa che un travestimento da gangster mi autorizza ad eliminare fisicamente i miei nemici, o meglio, non venite poi a dire che l'idea ve l'ho data io... :-) Qui si tratta di avere il "coraggio" di esprimere sensazioni che la mia ordinaria vita quotidiana non mi permette di mostrare.
La forza terapeutica di questa manifestazione consiste nell'aver la possibilità di liberare (sempre nel rispetto delle altre persone) emozioni e schemi mentali altrimenti sopiti, o comunque schiavi del quieto vivere.
Beh, invece noi tutto questo spesso ce lo perdiamo, a differenza delle culture native africane, americane ed asiatiche, che tengono tutt'oggi in gran considerazione il significato della maschera, e organizzano rituali che noi "saputi" occidentali bolliamo inevitabilmente come selvaggi ed incomprensibili, salvo poi riprenderci per andare al mercatino di Timbuctù a fare acquisti...
Bella questa maschera africana, me la compro ! Bene, ed allora dovresti sapere che rappresenta un animale pericoloso... immagina "l'attore" che per un attimo ha interpretato questo ruolo, ed immagina che "potere" potrebbe darti un ruolo del genere.
Ma anche la maschera di una divinità... o addirittura la maschera di un'emozione, tipo la collera o, se hai voglia di roba forte, la maschera della morte (ooh...)

"Intepretare" anche solo per 1 ora un personaggio con queste modalità potrebbe essere emozionante e, in certi casi, anche curativo.

I bambini ci riescono.

Vediamo quale sentite più vostra :





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